RESISTENZA E LIBERAZIONE
Penso a due concetti che riguardano la fisica, la filosofia, la storia, la psicologia, la vita comune.
La resistenza è l’azione che si oppone, che contrasta, che vuole impedire l’affermarsi, il prevaricare, il sovrabbondare di qualcosa. Una resistenza in elettronica è la grandezza che misura l’opposizione di un resistore ad un flusso di corrente.
Psicologicamente la resistenza può essere l’ostacolo che opponiamo alla violazione del nostro inconscio oppure il modo in cui evitiamo un cambiamento per non affrontare lo stress che provoca.
Storicamente quando parliamo di resistenza ci viene in mente la lotta dei partigiani contro il nazismo. Ogni società probabilmente ha avuto le sue battaglie legate alla resistenza. Le avrà avute la Francia come un paese latino americano o qualche stato dell’Africa oppure asiatico.
Si resiste all’oppressore ma per arrivare a tanto a volte serve raggiungere un punto di rottura, un momento critico che fa dire “basta”. Oggi la resistenza dovrebbe aver posto dei limiti a certe prevaricazioni. Un esempio straordinario è proprio la nostra Costituzione che nell’articolo 11 cita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali“.
Nulla è scontato. Noi adesso possiamo considerarci una società civile, arrivata, per bene? Io non credo. Io credo che siamo a rischio di non riuscire per l’ennesima volta a prendere il toro per le corna in tempo.
Un pericolo infatti va visto in tempo per quello che potrebbe essere, occorre essere preparati. Celebrare la resistenza del passato ha un senso ma lo ha ancor di più esercitare la consapevolezza dei pericoli del presente, che non si chiameranno sicuramente nè Hitler, nè Mao, nè Stalin, nè Jack lo squartatore.
Avranno nomi diversi, vestiti diversi, modi diversi.
Però, se guardiamo la storia sia personale che sociale, potremmo comprendere che l’oppressore usa sempre bei modi per adescare la fiducia e rubarti l’anima.
- è seduttore, ti affascina con qualcosa di speciale
- promette cose paradisiache nascondendo tutti i rischi
- usa la tattica del divide et impera
- discrimina costruendo un nemico da combattere
Insomma, il lupo fa per un pò l’agnello, il salvatore, il buono, il giusto, prima di divorare la nostra saggezza (la nonna) e la nostra innocenza (Cappuccetto Rosso).
La liberazione che consegue dopo battaglie anche atroci ci fa scoprire una dimensione che dovrebbe essere normale: essere felici, costruttivi, collaborare in un mondo di pace, vivere sani in un mondo sano. Ci permette di riconquistarla.
Mi viene in mente nel film “Le quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy la scena dei tedeschi che abbandonano la città scherniti ed insultati dalla folla e dai ragazzini.
Perchè abbiamo perduto la libertà nella storia sociale e personale?
Perchè l’abbiamo ceduta a chi ci ha fatto credere, magari con megalomania, in falsi benefici grandiosi, attraenti ma effimeri.
Oggi siamo ancora nella fase dell’adorazione. Il lupo è presente a non trasparente. E’ visibile solo in alcuni aspetti. E’ un’organizzazione che seduce, manipola e controlla gli aspetti più potenti della società. Può ancora muovere eserciti, fornire armi, fingersi la soluzione etica e può imporre leggi assolute come furono quelle razziali.
Ma è .. falso. E’ uno dei tanti anticristi o forse sarà l’anticristo per eccellenza.
Sapete, perfino “Bella ciao” è una canzone che ha un’importanza prettamente storica, legata a quei momenti precisi.
Hitler, Mussolini, due fenomeni creati dalla finanza e sostenuti da un popolo. E quanti altri al potere, sia di destra che di sinistra, hanno fatto danni. O magari hanno fatto cose straordinarie ma calpestando vite umane. Forse si chiamano assassini anche se le mani le hanno fatte sporcare ai burattini.
Chissà .. se la storia potesse illuminarci sulla verità delle telefonate, degli incontri segreti, dei movimenti bancari. Purtroppo non lo fa e ci lascia ancora in balia di qualche sentimento nostalgico.
Le persone si incontrano per ricordare, per celebrare qualcosa che è stato esattamente ciò che è stato. Il giorno della memoria, il giorno della liberazione, il giorno del santo Natale, il giorno del primo bacio.
Peccato è mancanza. Peccato è elogiare la resistenza del passato ma mancare di riconoscere il nuovo oppressore, esercitare la presunzione di sentirsi nel giusto sostenendo il nuovo dittatore o la nuova tirannia. Non è facile infatti riconoscerla proprio per l’abilità del seduttore. E allora?
Chissà cosa ci riserva il futuro costruito su questo presente, su questi personaggi che decidono le sorti, che gettano i dadi che giocano con gli esseri umani usandoli come pedine per i loro esperimenti sociali.
“O partigiano portami via”
La nuova resistenza chi combatterà?
Chi saranno i nuovi partigiani?
Non preoccupatevi che lo scopriremo … solo vivendo chiaramente.
Buon 25 aprile a tutti