Psicologia

Cosa fare nei momenti più difficili?

Ciao,

la vita è un filo ininterrotto di respiri da un punto ad un altro, dal primo all’ultimo.

Prima della nascita … chissà. Dopo … idem.

Nel mezzo ci si confronta con ciò che è, sia esso dettato da volontà interne che esterne.

Se in questo momento sei consapevole del tuo respiro è già un dono prezioso.

Io respirando percepisco ciò che è, sia esso tristezza, disperazione, gioia, beatitudine. Lo accetto, lo percepisco, ne gusto il sapore che può essere dolce, ambrato, salato, cattivo….

Ogni effetto ha una sua causa. Ogni emozione è causata da qualcosa, a meno che non venga data in modo trascendentale come nei casi di lampi di beatitudine zen o tristezze ataviche indefinite.

Infatti in piena estate possono sorgere improvvisi temporali o le più grandi tempeste hanno un momento in cui decidono di placarsi per lasciare il posto al sole. Certo c’è una ragione scientifica per l’ultima goccia o per la prima ma a volte può accadere nell’inaspettato.

Vivendo in un mondo polare non è detto si debba vivere condannati alla gioia o alla tristezza. Il depresso in qualche modo si aggrappa ad un buio personale, così come l’eterno giullare copre di risate i propri tormenti.

Una cosa che si può fare dopo aver preso consapevolezza del proprio stato d’animo è considerarlo temporaneo, come una nuvola nel cielo. Il cielo infinito accetta tutte le nuvole e le stelle, i pianeti e le galassie. Accoglie tutto ciò che esiste con divina tolleranza.

Quello che provo può durare più o meno a lungo ma in me c’è un cielo infinito. In me c’è la forza di girare la polarità. Cosa mi può dare fiducia nello sconforto? Cosa mi può dare gioia nella tristezza?

Accidentalmente ho formulato questa preghiera “Signore, dammi un segno della MIA presenza”. Avrei voluto dire della TUA. Ho detto MIA e sono stato ributtato nella mia divinità, nel mio potere. Quel potere che certamente  si connette con qualcosa di misterioso e superiore, almeno così credo.

  • accetto ciò che provo
  • so che è quasi reale e che non è assoluto o definitivo
  • so di avere la forza di affrontare ogni situazione
  • so di poter dare una direzione agli eventi mettendo in gioco qualche causa specifica

Volendo ragionare per eccessi (che aiuta enfatizzare la comprensione), come affrontavano le persone vittime di crimini nazisti, di holodomor, di genocidi o di qualsivoglia attentato alla vita personale sia da destra che da sinistra (il male si veste di intenzioni, non di una sola ideologia)?

Intere famiglie entravano nelle camere a gas o venivano condotte in boschi di sterminio. Potevano tutti avere la forza di celebrare a mò di Padre Kolbe che si aggrappò ad una sua straordinaria devozione mariana? Qualcuno certamente non abbandonò la fede fino all’ultimo momento. Qualcuno continuò a pregare levando gli occhi al cielo. Poi … chissà.

La fede aiuta nei momenti più difficili e non sempre i momenti difficili sono drammatici come li interpretiamo.

  • tenere accesa una fiamma, una luce è un atto sacro
  • respirare osservando cosa accade è presenza
  • credere nelle soluzioni è un atto di fede
  • attraversare la giungla delle emozioni e delle difficoltà può essere un atto di enorme coraggio

Ecco che le difficoltà se vengono per metterci alla prova devono trovarci pronti con la luce ben accesa e il radicamento nei nostri valori superiori siano essi il bene, la famiglia, la fratellanza.

La spada di San Michele Arcangelo è a nostra disposizione. Basta chiedere e lui ce la porge come amico e protettore fraterno.

Per tutto il resto c’è “Draghicard”

Un abbraccio ,

Paolo Milanesi

 

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