IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE ED IL GIRAMENTO DA IPOCRITA
Decido di curiosare sul giuramento che dovrebbe compiere il medico, ispirato dal lavoro di Ippocrate nel IV sec a.C. Ippocrate istituì la medicina come professione etica. La filosofia ippocratica aveva una profonda fiducia in una forza naturale tendente per natura a riequilibrare le disarmonie causate da patologie. Basti questo a riflettere su certe importanze trascurate dal business dei farmaci che spesso inveisce contro la medicina naturale tacciandola di poca scientificità. Cosa c’è di più scientifico di un sistema immunitario sano?
Sto accusando non il farmaco che etimologicamente parlando richiama sia il rimedio, la medicina che paradossalmente un veleno. Sto puntando il dito contro interessi privi di scrupolo di certi affaristi che in questa umanità non vedono più il paziente come soggetto umano ma come cavia per sperimentare veri e propri business intorno ai quali un medico diventa poi il beneficiario di bonus, viaggi e vacanze, come un idraulico in base al numero di caldaie vendute.
Quando manca un’etica tutto va a rotoli ed alla fine si possono solo raccogliere le conseguenze di quel qualcosa che non rispettava determinati valori fondamentali: il rispetto, la dignità, la verità.
Io vedo un’umanità ad un bivio: o continuare così, rimanendo vittima di contro valori umani o fare un passo indietro e recuperare i valori capaci di migliorare le condizioni di ogni essere su questo pianeta. E’ possibile, ma occorre combattere certe mentalità che purtroppo agiscono esclusivamente in funzioni di interessi personali. Inoltre non è da escludere il forte impatto di una elite malata su decisioni e fatti che riguardano la società. Fino a che a dirigere la matrix sono menti malate, i risultati saranno opachi, o meglio chiaramente distorti.
Senza esagerare, quindi senza prendere in considerazione l’ipotesi del permanere di una tendenza eugenetica nazista discriminatoria piuttosto che avida disposta a tutto pur di … in certe mentalità, vi invito a leggere i giuramenti, quello più classico e quello adattato per comprendere su cosa si dovrebbe basare la vocazione del medico.
Giuramento di Ippocrate (testo antico)
“Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dèi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto:
di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme a lui e di soccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli come fratelli e insegnerò quest’arte, se essi desiderano apprenderla;
di rendere partecipi dei precetti e degli insegnamenti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro.
Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa.
Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, nè suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo.
Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte. Non opererò coloro che soffrono del male della pietra, ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti di questa attività.
In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l’altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.
Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell’esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili.
E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro”.
Giuramento di Ippocrate
Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:
di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma discriminazione in campo sanitario;
di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona;
di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico;
di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica;
di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina;
di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza alle mie doti morali;
di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico;
di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente;
di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione.
Ora, di fronte a tanta saggezza si può eticamente o malevolmente lungimirarsi. Cioè si può esercitare la professione rispettandone l’etica oppure si può calpestare l’etica esercitando la professione in funzione di affarismi o di scopi sub scientifici. Si può così anche avere la faccia tosta di dare un calcio a principi rigorosi, alla verità ed alla dignità del singolo per diventare testimonial di medicine misteriose che più che di medicine sanno di pretesti per attuare il piano ben premeditato da qualcuno. Chissà chi!!??
Si può così compiere una giravolta su se stessi, come ballerini di tip tap che chiudono un ballo e fanno l’occhiolino felici di aver stupito la platea o come prestigiatori che dopo il numero aspettano l’applauso.
Si può fare l’ipocrita, il simulatore, si può fingere credendo di esser riusciti a disilludere ma tra il pubblico qualcuno è ben sveglio e seppur applaudendo lo fa a ritmo lento, come per dire “E adesso? E quindi?”.
A questo punto l’ipocrita può girarsi e nell’andar via pensare “mi hanno scoperto” oppure “non sono stato così bravo”. Oppure potrà continuare a recitare il suo show ma con sempre meno credibilità.
Potrà continuare a fare spettacoli ma dovrà trovare un pubblico non troppo sveglio altrimenti verrà ridicolizzato.
Se il danno arrecato sarà più o meno grave dipende da quanta acqua sotto i ponti si lascerà passare.
Paolo Milanesi