NON FARE
“Le vette più elevate della consapevolezza si dispiegano quando tu sei solo un essere, non fai nulla, sei immobile, in assoluto silenzio, quasi non fossi più. All’improvviso l’intera esistenza inizia a riversare fiori su di te” (da Satyam Shivam Sundram)
Nel libro “Le carte del successo” il maestro indiano Osho commenta una serie di sentenze che sono fondamentalmente espressioni di verità. E’ proprio Osho che in uno dei suoi preziosi dialoghi ha esposto la differenza tra l’essenziale e l’accidentale. L’essenziale non è mai nato nè mai morrà. E l’accidentale? Beh lascio a voi dedurne svariati esempi. La società ha relegato la dimensione essenziale ad una religione che però è istituzionalizzata. E’ dogmatica. E in certi casi è … morta. Mi dispiace dirlo e non voglio offendere nessuno, anzi ci sono svariati esempi di persone di fede vissuta e preghiere riempite di sale. Ma al di là di ogni sentiero la spiritualità ha forse a che fare con un’essenza che più che essere ricoperta necessita di essere ri-scoperta. Abbiamo letto nei Vangeli parlare di una seconda nascita, un nascere nuovamente. A che cosa? Probabilmente alla reale essenza, al di là della personalità presente e finita con la quale ci identifichiamo tramite nome e cognome, fisionomia e codice fiscale. Riscoprire questa invisibile magia che sta perennemente sotto ogni nostra azione è quindi la chiave per diventare amici dell’universo. Ricordo che un giorno, dopo un piacevole viaggio a Cuba mi trovavo nel cortile di casa mia e mentre passeggiavo tranquillamente fui avvolto da un’ energia molto piacevole che mi immobilizzò. Mi fermai ad ascoltare ciò che mi accadeva. Ero fermo ma percepivo intensamente una vitalità forse come mai l’avevo percepita. Non mi è capitato spesso questa curiosa esperienza, e vi racconterò altre situazioni. Certamente va oltre i nostri canoni quotidiani. Siamo più spesso malati del fare, del dovere, dell’apparire, dell’inseguire, del dimostrare. E dimentichiamo troppo spesso di rilassarci nell’attimo, in ciò che è. Quell’attimo che se accolto gioiosamente può renderci felici anche nello spazzare il cortile o farci la barba o semplicemente essere nel presente. E’ questa comunione con l’esistenza che ci mostra la preziosità del non fare anche nel fare. Del non essere dell’essere. Del respiro nell’attimo. E tutto così può diventare musica. Il sorriso di un bambino, l’ondeggiare delle foglie di un albero, un incontro casuale, perfino un problema può diventare ciò che è semplicemente. E la mente si arresta con i suoi dialoghi melensi e a volte inutili. Triti e ritriti rimuginamenti su incontinenze causali. Meditare vuol dire spegnere la mente. Meditare è vivere in comunione con l’universo, ascoltando l’essenza. Che cosa sia essa però è difficile comprendere e descrivere. Si può piuttosto percepire … respirando …. nel presente ed aprendo le porte all’infinito.