Storia contemporanea

Il film “Novecento”

Raramente mi capita di predispormi a vedere un film della durata di 5 ore e 20 minuti. Beh, c’è l’ho fatta. Il film del 1976 “Novecento” di Bernardo Bertolucci mi ha tenuto attivo di fronte alla TV dalle 21 e 30 di sera alle 2 e 50 del mattino.

Il film si apre con un flash sul 25 aprile 1945. E’ finita la guerra!!!

NON CI SONO PIÙ PADRONI!!

Un giovane partigiano viene ucciso anche se la guerra è finita.

Un ragazzo con un fucile tiene sotto tiro un padrone.

Un uomo ed una donna che scappano con le biciclette cariche di valige vengono catturati e non si capisce che fine faranno.

Si ritorna ad anni prima alla tenuta emiliana di ricchi proprietari terrieri, i Berlinghieri. Alfredo e Olmo sono due ragazzini nati lo stesso giorno, il 27 gennaio 1901 (giorno della morte di Giuseppe Verdi, citato più volte da Rigoletto, il giullare del villaggio).

Mentre Alfredo e’ figlio dei proprietari, Olmo e’ figlio di Rosina e del bracciante Leo.

Impressionante e’ il cast del film. Alfredo e’ interpretato nella fase adulta da Robert De Niro e Olmo da Gerard Depardieu: ma sono sono solo due ciliegine.

Nati insieme… Qualcosa vorrà dire che.. Noi due moriremo insieme..” si cattura dai dialoghi. I due crescono insieme. Olmo si dedica alla cattura delle rane e spesso si diverte a sfidare Alfredo in giochi di coraggio, ad esempio quello di coricarsi sopra i binari aspettando il treno che passa sopra, per poi rialzarsi illeso. Sfide che Alfredo finirà per accettare.

Parallelamente si esprimono le dinamiche sociali.

L’onesto contadino sgobba mentre il ricco borghese disprezza il suo sudore.

Ed il padre durante la convivivialita’ a base di vino e polenta, rammenta ad Olmo “andrai a fare il soldato e vedrai il mondo ma resterai sempre Dacco’ Olmo!!”.

Le dinamiche padrone-lavoratore si esplicano nel rapporto tra i due ragazzi ad esempio nella scena in cui Alfredo intima ad Olmo di lasciare stare un baco.

Il baco e’ mio, anche tu sei mio. Chi e’ il padrone? Chi è che comanda?”

A proposito, i nonni dei due ragazzi sono interpretati da Sterling Hayden e Burt Lancaster (nonno di Alfredo). Il papà di Alfredo e’ interpretato da Romolo Valli.

Comincia a diffondersi tra le campagne la dottrina della Lega socialista, accompagnata dalle colonne sonore di canti contadini, e quindi l’idea di utilizzare lo sciopero come arma di difesa dei diritti.

Lo sapete cosa vuol dire sciopero? Lo sciopero e’ una prepotenza intollerabile

Cominciano a tuonare alcuni padroni.

E così anche i proprietari cominciano cercare soluzioni per arginare i malcontenti, dapprima chiedendo aiuto alle guardie regie, poi organizzandosi in modi privati

Chi sono questi bolscevichi? Noi vogliamo l’ordine noi siamo novelli crociati

Così cominciano a raccogliere soldi per potersi difendere.

La guerra poi chiama Olmo a combattere e quando ritorna ritrova Alfredo. Alcuni braccianti vengono costretti a sgomberare e liberare le case ma le guardie trovano la resistenza anche delle donne “se ben che siamo donne paura non abbiamo..” cantano.

Olmo si innamora di una maestrina (Stefania Sandrelli) che però morirà in seguito al parto della loro figlia.

In un incendio muoiono alcuni braccianti e viene fatta una processione di persone con i fazzoletti rossi con i cadaveri bruciati. Si ode lo slogan “Sfruttato dai padroni, ammazzato dai fascisti“. Infatti i fascisti si stanno organizzando e non era cosa inconsueta inscenare attentati.

Emerge la figura di Attila (un Donald Sutherland davvero abilmente odioso) che si fa preparare la camicia nera dal sarto conferendo che il comunismo e’ l’epidemia e per dimostrare la forza fascista fa fare una brutta fine ad un gatto.

Alfredo torna a casa dopo la morte del padre e scopre Olmo che trafuga una pistola. Ormai e’ chiaro il rapporto bellicoso tra fascisti e braccianti.

Alfredo si sposa con Ada (Dominique Sanda). Durante il matrimonio si capisce la degenerazione morale di Attila e della sua compagna Regina (Laura Betti). I due arriveranno in un momento di follia ad uccidere con un gioco pericoloso un ragazzino, il piccolo Patrizio per poi dare la colpa ad Olmo.

Cominciano forti contrasti tra Olmo e Attila. Lamoglie di Alfredo riconosce la crudeltà del fascista e della compagna e arriverà al punto di non poterne più e fuggire.

Una certa signora Piotti (straordinaria Alida Valli) alla quale era stata ipotecato la casa dai fascisti attira in casa con l’inganno Attila e Regina chiudendosi in una stanza. Ma loro le faranno fare una fine orribile.

Attila si presenta con il trattore, il miracolo fascista e inscena la vendita di Olmo al contraente, cosa che porta i contadini a protestare nei suoi confronti riempiendolo di merda di bestiame.

I fascisti per distruggono per ripicca la casa di Olmo. Alfredo licenzia Attila ma i fascisti ormai si lasciano andare alla loro furia e giustiziano senza pietà i contadini che rifiutano di riconoscere il duce.

Si va verso una resa dei conti crescente che porterà all’arrivare del giorno della liberazione, a quel 25 aprile con cui si è aperto il film.

I due che scappavano in bicicletta nelle prime scene erano Attila e Regina che dopo essere stati catturati e malmenato, vengono portati nella porcilaia e poi in un cimitero, obbligati a leggere i nomi dei martiri dei fascisti. Attila viene giustiziato. Regina implora di essere uccisa ma viene abbandonata alla sua disperazione.

Il ragazzo nella stalla che teneva sotto tiro il padrone, teneva sotto tiro Alfredo, che viene sottoposto ad un processo popolare contro il padrone.

Il padrone e’ sempre il padrone. I fascisti sono stati i padroni a seminarli.

Se ne invoca la pena di morte ma Olmo riesce a tergiversare ed arrivano le guardie che chiedono la consegna delle armi ai partigiani.

Si arriva ad una nuova scena in cui Alfredo e Olmo anziani scherzano come una volta. Riaffiorano antichi elementi dell’infanzIa, una palo, una talpa, un binario… E così si può ripetere il gioco del treno, ma stavolta…..

No, la fine non te la racconto.

Questo film e’ riuscito a farmi assaporare un pezzo di storia, a rinchiudere in poche ore ed in pochi momenti scene di un’epoca. E se pensiamo che certe dinamiche si potevano moltiplicare in migliaia di scene affini, in altri luoghi, casolari, campagne, troviamo un quadro a parer mio molto intelligente che descrive due realtà.

Quella dei proletari e quella dei borghesi, quella dei fascisti e quella dei comunisti. Quella per certi versi della vittima e del carnefice, ma qui le cose si complicano per l’emergere di dialettiche trasversali.

Due polarità comunque  in lotta, come la storia insegna e come la vita deve ammettere.

La verità, l’Uno, si è suddivisa nel molteplice passando in una lotta tra contrari che proprio in questa guerra danno vita alle trasformazioni sociali, in modi molto spesso drammatici.

E intanto che tutto fluisce, le dinamiche non si fermano. Cambiano i costumi, gli attori, le canzoni ma… La storia non si ferma.

Paolo Milanesi

 

 

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