SPIRITUALITA'

DAL SAMSARA AL NIRVANA – REALTA’, GABBIE MENTALI, LIBERAZIONE

Ciao

voglio porti un quesito: in che tipo di realtà viviamo?

In questo momento, nella consapevolezza di respirare, sto scrivendo al computer. Sono nel mio studio focalizzato su ciò che sto facendo. Il mio corpo è rilassato e sono in mutande. La temperatura è gradevole, forse sui 27 gradi. Vedo il monitor e la scrivania, un pezzo di pianoforte, alcuni libri.

Mentalmente e fortunatamente non ho grandi tensioni, anzi…è uno di quei momenti in cui posso dire di provare qualcosa di piacevole. E cosa significa? Che la mia mente è quieta, per lo meno solo quanto basta per scrivere. Ho pochi pensieri se non quelli che avanzano sul documento. Poche immagini ma a volte qualcosa si affaccia. Dei flash, alcuni dei quali bizzarri. Il ricordo del dialogo con un amico, un flash di una gita in Liguria.

Il respiro è calmo e come spesso mi accade prevale dalla narice destra. Infatti il respiro si alterna periodicamente da una narice all’altra. L’avevo letto in un libro di Van Lysebeth, pioniere dello yoga. Interessante perchè in base al prevalere del respiro in una narice si ha la connessione con un emisfero cerebrale particolare (quello opposto) e di conseguenza certe funzioni sono più facili da compiere. Me ne accorgo quando sto leggendo. Se prevale la narice destra riesco a concentrarmi più facilmente.

Mi piace questa situazione di calma apparente. Apparente perchè non so cosa significhi e nemmeno per quanto possa durare. Respiro, come spesso faccio, anzi direi come sempre faccio altrimenti … chi sopravviverebbe?

Respiro e scrivo. Quasi ininterrottamente. E se mi interrompo c’è il caso che la mente, per volontà sua quasi mai ferma, si metta a inventare qualcosa. Direi che in questa situazione il mio reale è ciò che sto facendo e ciò in cui mi sto rilassando. Ciò che esiste per me ora. Non immagino o meglio, ciò che accade nella mia mente è legato alla scrittura, al processo compositivo.

Mi fermo e rimango con me. Sgranchisco il mio corpo fisico e mi accarezzo la faccia, i peli della barba al contatto con le mani provocano una sensazione piacevole sul volto. Respiro. E continuo a respirare. Il ritmo non è costante e piuttosto lento, in sintonia con il mio rilassamento corporeo.

Sono con me momento per momento. Deglutisco e respiro. Mi massaggio per un attimo. La pelle è umida. E’ luglio e sebbene siano le 10 del mattino il caldo comincia a farsi sentire. Poi l’umidità è tipica della zona in cui abito la Pianura Padana. E collegando umidità a questa regione mi sovvengono due ricordi. Uno legato ad una serata musicale afosissima a a Ferrara l’estate scorsa, l’altra legata al film “L’Agnese va a morire” ambientato nelle valli di Comacchio.

Ecco, la mente funziona anche per associazioni. Basta uno stimolo ed essa abilmente si collega a qualcosa di affine. Ricordi o anticipazioni. Desideri, sogni, progetti, proiezioni. Spesso, tematicamente. Qualcosa di specifico mi crea … eccitazione, ansia, preoccupazione… Ma attenzione, non è tanto quel qualcosa quanto la mia percezione di esso, la mia interpretazione.

L’etichetta che metto su qualcosa. Il come giudico o interpreto.

Mi rilasso. Noi cosa siamo? Siamo il nostro funzionamento? Siamo la nostra mente?

Mi accarezzo di nuovo e con il tocco il leggero prurito che provavo un attimo fa scompare.

Il nirvana è la liberazione totale. Quella sperimentata da Buddha. Quel qualcosa che lui instancabilmente inseguì per anni e poi ricevette forse per grazia o per merito. Dopo aver seguito alcuni monaci cercò la sua strada. La percorse, tracciò un suo sentiero e pervenne alla più grande realizzazione dell’essere umano: il risveglio. E noi cosa possiamo fare? Possiamo procedere per imitazione? Alcuni lo fanno. Certamente ha un senso.

Il nirvana è la liberazione e noi possiamo definirlo? Uno scalatore dell’Everest riuscirà a descriverti la sua avventura in modo tale da fartela sperimentare? Certo se è bravo ti darà qualche bagliore. Come nei film capaci di farti piangere o ridere con il verosimile. Nell’antica Grecia la tragedia aveva un ruolo catartico. Chissà qual’è il ruolo del Grande Fratello oggi. I reality. La realtà.

Che cos’è la realtà? E’ ciò che viviamo? E’ ciò che sperimentiamo personalmente?

Qualcuno sostiene di essere stato rapito dagli extraterrestri. E’ facile crederci? C’è chi ha visto la Madonna e chi parla con qualche entità. C’è chi parla con se stesso continuamente e magari non si capisce nemmeno. Se è difficile concepire, descrivere il nirvana (e figuriamoci sperimentarlo), possiamo riflettere sull’altro aspetto, definito samsara.

Samsara è l’apparenza, il quasi reale, il relativo che noi abilmente facciamo diventare assoluto. Samsara sono i costrutti della mente, i desideri, il movimento continuo verso qualcosa, i richiami del mondo, i dover essere, realizzare, apparire, diventare. Le assolutizzazioni personali che ci fanno diventare buoni o cattivi, fuggire da qualcosa o andare verso, ridere o piangere, agire o rinunciare. E’ proprio un senso di insoddisfazione a muoverci continuamente verso qualche cambiamento. Mai soddisfatti. Sempre alla ricerca di qualcosa: salute, amore, potere, denaro, soldi, compagnia, gratificazioni, sesso ….

Samsara è il mondo. Nirvana la verità, la comprensione, la visione profonda.

Io sono ancora qui che scrivo e respiro. Il mio corpo adesso percepisce un leggero fastidio alla tempia destra. La bocca è leggermente più rigida. Il respiro si fa a volte più profondo perchè il caldo è aumentato. Forse siamo sui 30 gradi.

Respiro e vivo.

La mia mente è creativa ma spesso è scimmia, inganna, salta da una cosa all’altra, da un desiderio ad un altro. Liberarsi. Liberarsi di tutti i pesi, i fardelli. Liberarsi delle pesantezze fisiche, delle tensioni corporee, delle densità, degli affaticamenti mentali dei problemi, dei doveri asfissianti. Liberarsi. Libertà. Libertà.

Libertà, uguaglianza, fraternità inneggiavano un paio di secoli fa. La libertà è la vera realizzazione, la realizzazione suprema. Quella di Gesù, Buddha, Osho. Da lì loro giocavano con l’energia. L’uguaglianza è la conseguenza della comprensione di essere buddha, liberi. Come lo siamo noi lo sono gli altri. Fraternità è l’amore che per compassione viene donato a tutti gli esseri ancora vittime dei loro inganni, della matrix, della mente, delle illusioni dei desideri…

Sempre pensando alla libertà vengono in mente le rivoluzioni. In nome di un principio di libertà si arriva a distruggere con il pretesto di ricreare. Ma spesso ci si ritrova in una nuova gabbia, magari meno opprensiva, magari di più.

Adesso mi fermo. Non so perchè forse si sta aprendo una porticina vero l’interno. Ho voglia di chiudere gli occhi, di rilassarmi, di ascoltare il silenzio e guardarmi dentro. Chiudo gli occhi e cosa vedo? Cosa sento?

Respiro. Mi percepisco dall’interno. Sento più tensione mentale. Non faccio nulla. Osservo. Semplicemente osservo e respiro. Mi obbligo a non fare nulla. La cosa non mi mette propriamente a mio agio ma questo guardarsi dentro forse ha un senso ed uno scopo.

Chi abita in me veramente? Se il mio corpo è transitorio e non sono un immortale taoista, chi sono veramente? Che cos’è la realtà? E se fossi libero da sempre? Se non fossi un buddha potenziale ma in atto? Se fossi libero adesso?? Se i miei turbamenti, capricci, desideri, le mie ossessioni, fossero solamente nuvole? Quale sole potrebbe spazzarle via?

Sento il rumore della ventola del computer e mia moglie e mio figlio che litigano, come fanno spesso. Che fortuna che ci siano, anche se sono cane e gatto. Anche loro transienti, come queste lettere che procedono sul computer un dopo l’altra. Riapro gli occhi e riprendo a scrivere.

Poi torno dentro di me… di nuovo. E’ questa la meditazione? E’ il semplice calmare la mente? E’ facile? Che cos’è la liberazione totale? E’ la scoperta del trucco che ci tiene nella matrix? Quale trucco? Un pensiero, un desiderio, un’ossessione, un ricordo una colpa particolare? La liberazione è quella del popolo ebreo che seguiva Mosè? Perchè gli ebrei avevano quel karma? Il mio karma qual’è? Chi sono? Da dove vengo? Dove vado?

Forse….. è il momento di farsi un bel caffè. In presenza e respiro.

Eccomi sono tornato. Il caffè mi ha scosso. E’ un eccitante. Sento il corpo più vivo. Potevo rinunciare ma volevo stare un attimo con il cane ed il gatto. Volevo condividere un po’ del mio tempo con loro. Sono felice ma ancora si affaccia a me il dilemma esistenziale quotidiano.

Come riempire il mio tempo? Cosa c’è di veramente utile e degno? Che destino sto creando? Se sono libero, cosa devo fare?

E’ un bel casino ma proprio questo è il bello. Il paese dei balocchi con le sue seduzioni.

Un abbraccio

Paolo Milanesi

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